sabato 30 agosto 2014

La capra bianca


Pioggia, acqua che crea la vita, acqua che se con troppa veemenza colpisce la distrugge, e crescono gli infestanti,i rovi si espandono squarciando le carni con le loro spine. A ogni trasformazione, a ogni “taglio” o pugnalata inferta o ricevuta si contrappongono momenti di crisi profonda, è inevitabile.
Ma il Sole forte dirada le nuvole, l'acqua si fonde con la luce dando vita a miracolosi arcobaleni, che non possono però avere lunga vita. Attimi. Di questi la vita ne è piena.

E mi guardo attorno, in questa massa umana omologata, e mi sento estraneo, tra quei pochi ritenuti folli,che danzano nella tempesta senza correre ai ripari..e io come altri,forse un po' per curiosità di vedere ogni cosa bagnata dalla rugiada che evapora dolce al primo tiepido squarcio di calore..forse perchè la consapevolezza si espande dal profondo, Io ho scelto questo cammino e pioggia o neve,o sole a picco non voglio che intercedano, ma li accetto come parte del tutto. Quanto si perde la gente a correre ai ripari? Quante meraviglie negli altri e di sé si perdono alla ricerca di uno status quo, di una fantomatica e illusoria pace..o forse sono io che non la so apprezzare, quella tranquillità sulle note di un sassofonista blues,è solo un preludio in un infinito pentagramma che non può contenere gli spasmi di un rock n roll infuocato...almeno fino a quando Lei, sarà appollaiata sulla mia spalla sinistra.

MILANO 08/2014




Stacco dalla città, semideserta e solitaria nelle sue fortificazioni fatiscenti, cemento e smog alla lunga è come se mi tarpassero il respiro, narcotizzando l'anima con le luci, i rombi dei motori, le ambulanze e la routine quotidiana..gente immersa in schermi touch dei telefonini, chi ha testa bassa inconsapevole o isolato dal resto del mondo,.
E scelgo nuove sfide, mi immergo nell'Adriatico, tra uomini e donne dalle diverse abilità, in cui incontro un gruppo di lavoro davvero particolare..ho voglia di dare, senza ritegno e senza pretendere nulla è così è stato, come al solito, tutto o niente...rién ne va plùs..
Solo ora è divenuta consapevolezza quel bisogno, e in parte altri me ne hanno reso consapevole.

Porto con me solo ciò che ho, viagggio leggero visto da fuori ma dentro ho un notevole bagaglio ora, che flutta nel vuoto creativo attendendo di prendere forme di ogni tipo.
Un mazzo di Tarocchi marsigliesi, i miei appunti di riflessologia, Psicomagia di Jodorowsky e un libro di Koan Zen. GO!!!



C.  è a lui che devo principalmente “badare”, un tipo un po' sulle sue, abbastanza orso e scontroso, un bambinone un po' viziato a cui non è mai stato detto un no.. Ama essere al centro dell'attenzione ma nei discorsi a due ti sorprende che a volte mi è capitato di chiedermi quanto ci è e quanto ci fa...ma forse un po' entrambe le cose. Dapprima riflettevo su quanto gli fosse mancata una figura paterna/maschile che gli abbia dato dei NO, che non consentisse lui di fare ciò che vuole.
Ma sono solo riflessioni filosofiche poiché ,parlando con un caro amico, mi sono reso conto che io non so cosa vuol dire dare un no a un figlio, non lo so ancora né so semmai lo sperimenterò ( lo spero però), tanto meno a un figlio con dei deficit fisici e cognitivi. Quanto è facile parlare da fuori, e anche se a fin di bene, o così credevo, ho fatto il frocio col culo degli altri..
C . in canoa
non pochi gli scontri e continui macro e  micro conflitti con C. un po' per la sua repellenza all'acqua, di cui ben conosco, reduce del mio passato le motivazioni al voler fare e esagerare un po', e più di un po' a volte nel relazionarsi con gli altri. Lui ha un suo vocabolario e per lui certe parole non significano quello che sono realmente nel gergo comune, consono al resto dell'umanità. Un po' punkeggiante C. col suo stile e i suoi modi che non sempre aggradano, e una sera, un gruppetto degli ospiti dell'albergo in cui stavamo, uno dei tanti con cui lui legava per la sua irruenza spontanea (da omone di più di 100 kili) e quella risata un po' da orco, gli diede due gran begli schiaffi di realtà facendogli notare che si erano stancati dei suoi modi, che non si rispondeva così ai bambini e alle donne, che anche se loro lo avevano invitato non doveva porsi a quel modo.
Noi da un tavolino distante osservavamo chiedendoci se intervenire, ma no, gli può servire per crescere un po' questa situazione nuova, a muso duro con la realtà, poiché questo è il mondo in cui vive, benchè abituato a realtà protette in cui i genitori e gli operatori accondiscendono a ogni suo volere, questo a grandi linee ovviamente.

Poi i giorni seguenti ha riversato su di noi operatori quanto ricevuto, ma va bene..

Compagno e nemico O. dai racconti continui infarciti di fantasia, stando a lui non basterebbe una vita a vivere tutto ciò che racconta di aver vissuto...ma il suo bisogno di ricevere attenzioni diluiva molto, anche troppo a volte quei vuoti che si andavano creando via via nel gruppo.

1° Forma WC alla Torre Saracena
T. un furetto ansioso, poco tollerabile alla lunga ma che bisognava prendere così com'è.


Altre storie di cui nn vi sto a narrare, non serebbe giusto, me le tengo in un angolino del cuore, storie tristi, di tempeste appunte e di coloro che a stento e a loro modo susseguono passi di danza a strafalcioni, guidati da altri nella speranza che un giorno continuino a farlo da soli.

D. che possedeva un umiltà e una gentilezza che a molti manca, molto chic...come diceva lui.

Tutto sotto lo scrutare e mettersi in gioco di un manipolo di Arcani:

Una materna fanciulla dagli occhi di fiume, conscia del suo essere a volte un po' troppo materna coi suoi ragazzi, nel segno de L'Appeso XII medita e scruta ogni cosa attendendo il momento propizio all'azione;

Una leonessa moldava, la cui Forza XI tiene in sé ( o trattiene?) un indomabile animale selvatico;

Cresciuta guardando Lucifero, dai cieli rumeni, la Stella che consente di orientarsi a viaggiatori, colei che porta luce nell'oscurità, una streghetta sotto il segno de La Stella XVII, di una semplicità disarmante tanto quanto ciò che cela nelle profondità del suo oceano;

Coordinato tutto sotto una Luna XVIII, con cui davvero poche le chiacchere superficiali e il cui forse, magnetismo insito nel suo segno dava spazio di azioni collaboranti e molto autonome a tutte/i;

Un Arcano senza nome XIII, che come tale ha scelto l'Induismo per una vita ascetica di isolamento dal mondo, nel suo privato, ma che quando presente è presente come un kalashnikov carico pronto a sparare..

E un caotico Luciferino, che gioca a fare Dio condendo il tutto con colore e poesia, spaziando con l'immaginario e agitatndo quella Torcia del Diavolo XV che illumina ogni oscurità..



Tra sogni di capre bianche , nottate in spiaggia solitarie coi mie demoni a rimirare estasiato una tempesta di fulmini in alto mare, quando una Luna rossa come non ne avevo mai viste prima,immensa e bellissima. Mescolando la bionergetica di A. col bagaglio del mio Tai Chi e Qi cong , o facendo massaggi plantari in spiaggia, schivando le occhiate fulminee delle tailandesi e cinesi che si facevano pagare care...
in risciò con La Stella XVIII
La Forza XI


La Luna XVIII

O facendo i tarocchi e ricevendo in dono solo un grazie scritto con l'indice sul palmo della mia mano sinistra..e i gavettoni subiti in piena notte prima della partenza, mentre le risa si mescolavano all'infrangersi delle piccoli onde..un ablazione purificatrice poi ricambiata con corpi "offerti" al mare …

con una sorta di mal d'Africa scrivo, in questi ritmi blues ..scrivo di musiche balcaniche e di ritmi reagge, scrivo di rocknroll mentre la pioggia ha ceduto il posto al Sole, l'estate a un improvvisato autunno, cicatrici prima aperte han trovato modo di chiudersi, e tanto tanto altro è accaduto,dovrà avvenire, o non avverrà..ma lo saprò solo continuando a destreggiarmi nel vivere. 







il mondo è così ampio, così vasto; perchè indossare un abito formale al suono di una campana?”

koan zen

giovedì 7 agosto 2014

Gocce d istanti

Un cielo livido, tuoni squarciano il silenzio,
A ogni passo la pioggia cancellava rapida le orme appena create, mutando forme ,dimensioni,aggiungendo fango e acqua sino a che restavano solo masse informi, amalgame irriconoscibili,parvenze quasi di zampate di un leone di montagna..

Quel senza Dio errava per il monte mentre la pioggia picchiettava incurante sul suo cranio nudo,ed anch'egli incurante sapeva che inutile è aumentare il passo sotto un acquazzone, poiché in ogni caso, ti bagnerai.

Fu per caso forse, sebbene io creda che il caso non esiste, è solo un termine che danno gli uomini a ciò che non sanno o non vogliono leggere, o forse gli Orchi tra le nuvole, con le loro mazze tonanti scelsero di illuminare con un lampo proprio quella fitta boscaglia in cui l'errante scorse tra la vegetazione, verso Ovest, una figura indefinita. Il fragore del tuono scosse le sue viscere e un altro scherzo lampante dei giganti delle nuvole portò il chiarore del lampo,tra quella pioggia che ora scendeva ancora più copiosa,accentuando quel rigagnolo di fumo che saliva impavido al cielo, sinuoso ,sfidando la gravità, cercava di farsi strada tra quella muraglia d'acqua.


Era ancora metà mattino ma attorno a lui non vi era alcun riparo, e sebbene sapeva che sotto un temporale inutile e affrettarsi sapeva anche, che dove c'era fumo c'era un focolaio amico. Ma lo sarebbe stato anche l'abitante di quel luogo? Si diresse in quella direzione, deciso a scoprirlo, lui e il suo katana acquattato sotto il largo mantello.


Entrò laddove iniziava il bosco, ove gli alberi si infittivano creando un mondo ancora più oscuro, dando riparo ai piccoli e meno piccoli,predatori del bosco, dando riparo alle Ombre.


La pioggia incessante copriva ogni altro suono, solo il suo picchiettare sulla vegetazione riecheggiava nel buio, d'un tratto il battito d'ali nero,di un pipistrello nell'oscurità del bosco spezzo quella nenia e scorse come due occhi di tigre che lo fissarono per un breve istante, tra i rovi lì vicino. Poi nulla, e l'acqua continuò a battere quella sua melodia.
Fu in quell'istante che un lampo lo squassò da dentro,arroventando le viscere, bruciando il cuore che iniziò a battere all'impazzata e il respiro si fece profondo.

Ora le sue narici sentivano chiaramente l'odore della legna bruciare, un profumo intenso che si confondeva al muschio umido di quel luogo. Seguendolo arrivò dinanzi a una costruzione cilindrica di bambù, il tetto di rami secchi compatti. Bussò tre volte
Nessuna risposta.
Entrò con la mano sotto il mantello pronto a ogni evenienza, ma nella piccola capanna non vi era nessuno, solo un tatami e un calderone sul fuoco in cui, ribolliva dello squisito stufato..il suo stomaco brontolava al sentire tale leccornia ma non vi era il proprietario di casa e così egli si tolse il mantello, estrasse del pane secco dalla sacca legata alla cintola e lo impregnò in quel fumo così soave.

Sblam!! la porta si spalancò ed entrò una figura incappucciata, l'errante si voltò rapido, con fare fluente e sicuro, sorrise.

Un mantello di Yuta, zuppo con un cesto con due lepri catturate di fresco, si poteva a malapena scorgere lo sguardo dall'enorme cappuccio a punta, poiché teneva il capo chino.
Fu sollevando il capo che l'errante sentì il suo sangue divenire magma bollente, riconobbe lo sguardo di tigre intravisto pocanzi nel bosco solo che ora era illuminato dalla luce di un pugnale quel volto prima celato,e l'acciaio scintillava mostrando le ferocia di quello sguardo carico di follia:

tu hai intinto il tuo pane nel fumo, il fumo del mio stufato e ora, mi dovrai pagare”

Incredulo dapprima poi, una parte dietro la nuca, alla base del cervelletto risuonò all'errante come il sonaglio di un serpente.

perchè dovrei pagarti? Il fumo sarebbe andato comunque sprecato?”

mia è la legna, io ho accesso il fuoco e cacciato gli animali per lo stufato, quindi, mio è anche il fumo e tu devi pagarmi altrimenti, ti considero un ladro”
intimò puntando verso di lui l'affilato pugnale.

Quel senza Dio, attese meditando veloce il da farsi poi, capì che non vi era soluzione e rovistò nella sua sacca estraendo tre pezzi d'argento, le sue monete Ching.

e sia, ti sarà pagato il tuo fumo, è giusto, dato che tuo è il tutto, la legna,la cacciagione, la capanna,e te lo salderò al suo stesso valore”

Tirò in aria le tre monete forate che ricaddero a terra emettendo tre suoni e disse:

ora il debito è saldato”.

La pioggia incalzava ma nessuno dei due le dava conto ormai, quegli occhi di tigre ruggirono e partirono in affondo ma


il senza Dio lo stava aspettando, sapeva che facilmente non si sarebbe arreso il padrone del fumo e andò anch'egli incontro al suo destino.

L'uno incontro all'altro.
L'uno alle spalle dell'altro in un istante, mentre il sangue fuoriusciva dalla sua spalla l'errante si apprestava a tagliare dalla base del collo sino all'anca,quel corpo dagli occhi di tigre.

Ripulì il sangue dal katana, fece un cenno col capo in segno di rispetto a quel corpo ormai senza vita e ripose la spada nel fodero. Espirò profondo e forte poi, chinandosi levò il cappuccio e vide quella folta chioma rossa che si confondeva ora col sangue che si allargava formando una pozza sempre più grande per terra. Il cuore fu come in frantumi ma non poteva cedere al dolore, si trattava della sua vita o di quella di una chioma rossa dagli occhi di tigre..




Certi miracoli sono come l'arcobaleno, luce e acqua si incontrano per soli pochi istanti e quindi non possono durare troppo a lungo.