giovedì 7 agosto 2014

Gocce d istanti

Un cielo livido, tuoni squarciano il silenzio,
A ogni passo la pioggia cancellava rapida le orme appena create, mutando forme ,dimensioni,aggiungendo fango e acqua sino a che restavano solo masse informi, amalgame irriconoscibili,parvenze quasi di zampate di un leone di montagna..

Quel senza Dio errava per il monte mentre la pioggia picchiettava incurante sul suo cranio nudo,ed anch'egli incurante sapeva che inutile è aumentare il passo sotto un acquazzone, poiché in ogni caso, ti bagnerai.

Fu per caso forse, sebbene io creda che il caso non esiste, è solo un termine che danno gli uomini a ciò che non sanno o non vogliono leggere, o forse gli Orchi tra le nuvole, con le loro mazze tonanti scelsero di illuminare con un lampo proprio quella fitta boscaglia in cui l'errante scorse tra la vegetazione, verso Ovest, una figura indefinita. Il fragore del tuono scosse le sue viscere e un altro scherzo lampante dei giganti delle nuvole portò il chiarore del lampo,tra quella pioggia che ora scendeva ancora più copiosa,accentuando quel rigagnolo di fumo che saliva impavido al cielo, sinuoso ,sfidando la gravità, cercava di farsi strada tra quella muraglia d'acqua.


Era ancora metà mattino ma attorno a lui non vi era alcun riparo, e sebbene sapeva che sotto un temporale inutile e affrettarsi sapeva anche, che dove c'era fumo c'era un focolaio amico. Ma lo sarebbe stato anche l'abitante di quel luogo? Si diresse in quella direzione, deciso a scoprirlo, lui e il suo katana acquattato sotto il largo mantello.


Entrò laddove iniziava il bosco, ove gli alberi si infittivano creando un mondo ancora più oscuro, dando riparo ai piccoli e meno piccoli,predatori del bosco, dando riparo alle Ombre.


La pioggia incessante copriva ogni altro suono, solo il suo picchiettare sulla vegetazione riecheggiava nel buio, d'un tratto il battito d'ali nero,di un pipistrello nell'oscurità del bosco spezzo quella nenia e scorse come due occhi di tigre che lo fissarono per un breve istante, tra i rovi lì vicino. Poi nulla, e l'acqua continuò a battere quella sua melodia.
Fu in quell'istante che un lampo lo squassò da dentro,arroventando le viscere, bruciando il cuore che iniziò a battere all'impazzata e il respiro si fece profondo.

Ora le sue narici sentivano chiaramente l'odore della legna bruciare, un profumo intenso che si confondeva al muschio umido di quel luogo. Seguendolo arrivò dinanzi a una costruzione cilindrica di bambù, il tetto di rami secchi compatti. Bussò tre volte
Nessuna risposta.
Entrò con la mano sotto il mantello pronto a ogni evenienza, ma nella piccola capanna non vi era nessuno, solo un tatami e un calderone sul fuoco in cui, ribolliva dello squisito stufato..il suo stomaco brontolava al sentire tale leccornia ma non vi era il proprietario di casa e così egli si tolse il mantello, estrasse del pane secco dalla sacca legata alla cintola e lo impregnò in quel fumo così soave.

Sblam!! la porta si spalancò ed entrò una figura incappucciata, l'errante si voltò rapido, con fare fluente e sicuro, sorrise.

Un mantello di Yuta, zuppo con un cesto con due lepri catturate di fresco, si poteva a malapena scorgere lo sguardo dall'enorme cappuccio a punta, poiché teneva il capo chino.
Fu sollevando il capo che l'errante sentì il suo sangue divenire magma bollente, riconobbe lo sguardo di tigre intravisto pocanzi nel bosco solo che ora era illuminato dalla luce di un pugnale quel volto prima celato,e l'acciaio scintillava mostrando le ferocia di quello sguardo carico di follia:

tu hai intinto il tuo pane nel fumo, il fumo del mio stufato e ora, mi dovrai pagare”

Incredulo dapprima poi, una parte dietro la nuca, alla base del cervelletto risuonò all'errante come il sonaglio di un serpente.

perchè dovrei pagarti? Il fumo sarebbe andato comunque sprecato?”

mia è la legna, io ho accesso il fuoco e cacciato gli animali per lo stufato, quindi, mio è anche il fumo e tu devi pagarmi altrimenti, ti considero un ladro”
intimò puntando verso di lui l'affilato pugnale.

Quel senza Dio, attese meditando veloce il da farsi poi, capì che non vi era soluzione e rovistò nella sua sacca estraendo tre pezzi d'argento, le sue monete Ching.

e sia, ti sarà pagato il tuo fumo, è giusto, dato che tuo è il tutto, la legna,la cacciagione, la capanna,e te lo salderò al suo stesso valore”

Tirò in aria le tre monete forate che ricaddero a terra emettendo tre suoni e disse:

ora il debito è saldato”.

La pioggia incalzava ma nessuno dei due le dava conto ormai, quegli occhi di tigre ruggirono e partirono in affondo ma


il senza Dio lo stava aspettando, sapeva che facilmente non si sarebbe arreso il padrone del fumo e andò anch'egli incontro al suo destino.

L'uno incontro all'altro.
L'uno alle spalle dell'altro in un istante, mentre il sangue fuoriusciva dalla sua spalla l'errante si apprestava a tagliare dalla base del collo sino all'anca,quel corpo dagli occhi di tigre.

Ripulì il sangue dal katana, fece un cenno col capo in segno di rispetto a quel corpo ormai senza vita e ripose la spada nel fodero. Espirò profondo e forte poi, chinandosi levò il cappuccio e vide quella folta chioma rossa che si confondeva ora col sangue che si allargava formando una pozza sempre più grande per terra. Il cuore fu come in frantumi ma non poteva cedere al dolore, si trattava della sua vita o di quella di una chioma rossa dagli occhi di tigre..




Certi miracoli sono come l'arcobaleno, luce e acqua si incontrano per soli pochi istanti e quindi non possono durare troppo a lungo.






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